Significati e simboli nell’arte – Applausi e grande interesse per la conferenza di Jacopo Veneziani «La Natività : la cultura della nascita e della rinascita» organizzata dalla Dante Monaco con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia – Giovedì  9 dicembre al Thétre des Variétés.

Il noto ricercatore ed esperto d’arte della Sorbona di Parigi, apprezzato anche per la rubrica settimanale dedicata alla storia dell’arte nel programma Le parole della settimana, condotto da Massimo Gramellini su Rai Tre, ha proposto ai soci ed amici dell’associazione Dante Alighieri, dopo l’introduzione della Presidente Grazia Soffici ed in presenza di autorità quali il Segretario di Stato Jacques Boisson, un affascinante viaggio nell’arte. 

“Il tema della Natività è interessante innanzitutto per la sua longevità – ha spiegato infatti Jacopo Veneziani – si va dal IV secolo, quando questo tema inizia ad apparire, fino ad oggi. Non ha mai smesso di ispirare gli artisti e quindi ci permette di attraversare oltre 1700 anni di storia dell’arte, da quella paleocristiana al futurismo e ancora oltre”.

Il Critico d’arte ha quindi mostrato con una serie di diapositive significati e simboli contenuti in alcune celebri Natività, a volte nascosti molto bene dai pittori. 

Interessante, soffermandosi sugli albori delle rappresentazioni della Natività, la mangiatoia-sepolcro realizzata in uno dei due lati minori del cosiddetto Sarcofago di Stilicone del IV secolo che oggi fa da base al pulpito medioevale della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. “Gesù più che un bambino in questo caso – ha fatto notare Veneziani – sembra un adulto in miniatura, è avvolto in fasce, ha il capo coperto come si usava fare con i defunti al tempo. E questo è un aspetto molto interessante perché fin da subito la rappresentazione della nascita di Gesù è accompagnata dall’idea della sua morte”.

LA NATIVITÀ CON CROCIFISSO DI LORENZO LOTTO:  “SPOILER DELLA MORTE DI GESÙ”

La mangiatoia-sepolcro sarà quindi dipinta per secoli con questo significato. Un significato richiamato anche dall’uso di altri simboli, evidenziati dallo studioso mostrando alcuni capolavori di tutte le epoche. Tra questi citiamo il cardellino (che secondo la leggenda si macchiò il becco di rosso con il sangue di Cristo nel tentativo di estrarre una delle spine della corona durante la Passione); fiori come i cosiddetti soffioni, segno della transitorietà della vita o come l’iris che normalmente è associato alla Vergine Maria con l’intento di significare il suo dolore di fronte alla Passione di Cristo. Sempre il senso del sacrificio pervade l’Adorazione dei Pastori di Lorenzo Lotto nella quale il Bambino afferra il muso di un agnello, simbolo appunto del sacrificio. Ancor più evidente è l’elemento del crocifisso inserito nella scena di un’altra celebre Natività sempre dello stesso autore. “Una sorta di spoiler – ha commentato Veneziani – della morte di Gesù”. 

Nelle scene che rappresentano la nascita di Gesù dipinte dai più grandi artisti appaiono ancora: fagiani che assumono la simbologia di immortalità e redenzione; colombe e tortore, di amore indissolubile per la Chiesa; pavoni, di rinascita e resurrezione (anticamente si credeva che questi uccelli rimanessero integri anche dopo la morte).

Anche la stella cometa, stella luminosa i cui raggi soprannaturali si riversano su Gesù bambino, è uno dei segni classici della Natività. La troviamo dipinta da un anonimo del III secolo nelle catacombe di Priscilla a Roma (si tratta della natività più antica della storia dell’arte) come nella celebre Adorazione dei Magi di Giotto nella cappella degli Scrovegni di Padova (nella quale appare una cometa considerata da molti studiosi quella di Halley che lo stesso Giotto aveva probabilmente potuto ammirare dal vivo nel 1301).

LA NASCITA DI CRISTO DEL FUTURISTA GERARDO DOTTORI

E a proposito di significati e simboli e di luminosità nella raffigurazione della nascita di Cristo, rappresentata da molti artisti come “l’arrivo della vera luce che illumina ogni uomo” viene usato anche uno stratagemma chiamato del “Gesù bambino-lampada”. Nell’Adorazione dei pastori del 1622 dell’olandese van Honthorst, chiamato in Italia Gherardo delle notti, considerato un maestro della luce e dei chiaro scuri “il neonato è infatti l’unica forma di luce”, una sorta di lampada che in questo come in altri autori illumina di luce divina i personaggi della tela”.

Una luminosità protagonista anche nella splendida Navità del futurista Gerardo Dottori (foto sotto), il quale ricorre ad un cono di luce spiovente dall’alto insieme ai cerchi luminosi delle aureole a esaltare, come i grandi artisti che lo hanno preceduto, il senso della nascita e della rinascita.

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