Il Genio di Leonardo alla Dante Alighieri di Monaco

Il Genio di Leonardo da Vinci alla Dante Alighieri di Monaco per i 500 Anni dalla Morte
Maria Teresa Fiorio durante la conferenza organizzata nel Principato di Monaco dall'associazione Dante Alighieri; ft. Andrea Cabiale

Leonardo da Vinci protagonista della serata organizzata dall’associazione Dante Alighieri di Monaco, martedì 15 gennaio 2019 al Théâtre des Variétés.

In presenza di Cristiano Gallo, Ambasciatore d’Italia a Monaco, di Didier Gamerdinger, Ministro monegasco degli Affari Sociali e della Salute e Patrice Cellario Ministro dell’Interno, Maria Teresa Fiorio, già co-curatrice della grande mostra dei capolavori vinciani durante l’Expo 2015 a Milano, ha condotto il numeroso pubblico dentro al Castello Sforzesco di Milano, fin nella famosa Sala delle Asse (sul celebre pergolato dipinto da Leonardo leggi http://www.saladelleassecastello.it).

La Sala della asse e la concezione grandiosa di Leonardo da Vinci

La Sala – ornata da un pergolato composto dall’intreccio fitto di 16 alberi, dal quale emergono sprazzi di cielo –  è stata indicata come luogo d’elezione per tutto il 2019 delle celebrazioni leonardesche, in occasione dei 500 anni dalla morte del grande maestro del Rinascimento, nato nel 1452. 

Infatti, una lettera del segretario ducale Gualtiero Bascapè del 21 aprile 1498 a Lodovico il Moro lega il nome di Leonardo alla Sala delle Asse “…lunedì se desarmerà la camera grande da le asse […]. Maestro Leonardo promette finirla per tuto Septembre”.

“Su queste ‘asse’, racconta la professoressa Fiorio, gli studiosi si sono scervellati a lungo: dapprima si pensò che la grande sala, al piano terreno della torre quadrata del Castello, fosse foderata di legno, in seguito si ipotizzò che le ‘asse’ fossero quelle dei ponteggi eretti da Leonardo per decorarla. La prima ipotesi è con ogni probabilità la più corretta: è risultato che nell’aprile 1473, al tempo di Galeazzo Maria, ci si accingeva a ‘far foderare d’asse la Camera della torre’, che risultava presto ‘fodrata’ nelle pareti e in seguito anche sulla volta. Per questa, che fu l’ultima committenza di Lodovico il Moro a Leonardo, il progetto del maestro prevedeva una pittura murale che l’avvolgesse per intero con decorazioni arboree, simulando sulla volta una finta pergola sorretta da tronchi d’albero, fra le cui fronde una corda dorata annodata nei celebri ‘nodi vinciani’ sorreggeva cartigli celebrativi del Moro”.

Le fasi del difficile restauro

“Nel 1893-94, restaurando il Castello, l’architetto Luca Beltrami ne trovò tracce sotto la scialbatura, ma la pittura doveva risultare tanto degradata da indurlo a farla ridipingere radicalmente da Ernesto Rusca, in stile liberty, attirandosi così gli strali degli storici dell’arte coevi (Adolfo Venturi, noto critico d’arte parlò di una «Gambrinus-Halle») e futuri. Cinquant’anni dopo, il restauratore Ottemi della Rotta rimosse le ridipinture del Rusca, trovandovi solo una ‘miserabile rovina’. Fu allora però che, staccando il rivestimento ligneo di Beltrami, si trovarono i famosi monocromi, da lui trascurati perché ritenuti di epoca più tarda, che invece si palesarono subito come l’unica parte superstite di Leonardo da Vinci. Rimuovendo la boiserie dell’allestimento degli anni Cinquanta, sono emersi nuovi frammenti originali, si è avviato allora un restauro di studio, teso a salvaguardare e mettere insieme i frammenti rimasti per arrivare a cogliere la grande idea leonardiana: la forza della natura, così incontenibile, e la pittura che avvolge lo spettatore, lo scenario naturalistico che dissolve le pareti e lo spettatore che si ritrova dentro la pittura”.

Un’opera dunque in grado di mostrarci ancora il valore e la portata universale dell’arte e della genialità del grande maestro. 

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Il Genio di Leonardo da Vinci alla Dante Alighieri di Monaco per i 500 Anni dalla Morte

Associazione Dante Alighieri di Monaco: da sinistra l’Ambasciatore d’Italia Cristiano Gallo e il ministro Monegasco della Salute Didier Gamerdinger, Ft. Andrea Cabiale.

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