di Angela Valenti Durazzo – “Il Teatro della vita è nato dall’entusiasmo e amore per l’arte nelle sue variegate forme teatrali, musicali, visive, attraverso ciò che è divenuto il suo motto, cioè ‘La coscienza della conoscenza’. È un vivaio di idee che richiamano valori e obiettivi virtuosi. Spero che anche per voi diventi un luogo dove ritrovare le emozioni della cultura e della vita della nostra cara Italia”.

Così ha esordito Carolina Mosti, presidente della nuova associazione nel Principato, nata a fine 2023 e giunta al suo secondo incontro al Théâtre des Muses di Monaco, quello di martedì  27 febbraio con lo scrittore Fulvio Rombo. 

La prima serata, lo scorso 30 gennaio, aveva visto l’attore e regista Massimiliano Finazzer Flory interpretare i personaggi de “I promessi sposi” , in omaggio ad Alessandro Manzoni, accompagnato dal violino Guarnieri del 1706 del Maestro Matteo Fedeli. 

Martedì scorso a salire sul palco è stato invece Fulvio Rombo, psicoterapeuta e scrittore di Sanremo che, dialogando con Cinzia Colman, ha presentato nel Principato il suo nuovo libro “Profanazione” (Golem edizioni 2023) accompagnato dalle letture di alcuni brani del testo e dall’inappuntabile recitazione di Laura Trimarchi (direttrice artistica del Teatro della vita) , Vincenzo Genduso e Francesca Franco (segretaria generale). 

Con il romanzo di Fulvio Rombo “un piccolo pezzo di mondo e umanità”

Una passione, quella per l’espressione artistica e per il “palcoscenico” che Il Teatro della vita – la cui vice presidente è Emanuela Spinetta (produttrice televisiva internazionale) e il tesoriere è Paolo Mosti – promuove anche attraverso un laboratorio teatrale e prossimamente dando vita a un premio letterario di poesia inedita dal titolo “Le parole della vita”. 

Ma tornando alla presentazione, che si è svolta sul palco del raccolto e magico teatro monegasco, “Profanazione” come ogni giallo che si rispetti ha catturato e suscitato l’interesse del pubblico presente. Nelle 343 pagine del libro Rombo delinea, oltre alla sinistra vicenda e all’intricata matassa che da questa si snoda, “un piccolo pezzo di mondo e umanità”. 

Il romanzo è ambientato a Sanremo, città della vicina Riviera Ligure, celebre anche per il Festival della canzone italiana, dove l’autore è nato nel 1972 e dove tuttora vive.  La vicenda di Genio e Nina, spicca  su quelle della fitta galleria di personaggi descritti da Fulvio Rombo e sembra dare vita a una storia nella storia. La trama del giallo si interseca, dunque, con la complicata attrazione fra i due, già protagonisti del precedente libro “Ayahuasca”  (Golem edizioni), vincitore del primo premio al “Garfagnana in giallo 2022 – Sez.Classico”. 

Genio e Nina alle prese con l’oscura vicenda della chiesa profanata

Pietro Genovese, un antropologo, soprannominato “Genio” dagli amici e compagni di avventure, viene chiamato da un altro vecchio amico, don Girolamo, poiché la chiesa di cui è parroco, Santa Maria degli Angeli, è stata profanata nella notte. Il parroco lo conduce quindi in quella che pare una visita  “in un museo degli orrori”. Genio, di fronte alla gravità dell’accaduto, coinvolge in questa oscura e clamorosa vicenda il commissario Nina Magellano e la squadra mobile.

Ma perché, si domanda il lettore, questo curioso soprannome? Ce lo spiega Genio stesso nelle prime pagine del libro: è una “gentile storpiatura fin dall’infanzia di Genovese, il mio cognome”. E poi prosegue: “Ero un disadattato già allora, ma la passione per la lettura, la mia brama di conoscenza e il mio linguaggio forbito mi facevano apparire un piccolo intellettuale…”.

La cultura e la brama di conoscenza tornano dunque, anche attraverso questo personaggio della storia, al centro della serata monegasca. 

Le prime pagine tratteggiano anche la figura e la personalità fuori dal comune di Nina, donna alla quale Genio è legato da una complicata attrazione “…Sono mesi che sono sparito. Lei è troppo intelligente, non ha ceduto alla tentazione di cercarmi. Mi detesta, ovvio. Mi adora, senza dubbio…”, si legge sul libro.

Il sembiante di Nina e quello di Genio, dunque si delineano da subito, accompagnando il pubblico del Principato, anche grazie alle puntuali domande di Cinzia Colman, in una storia e in un’indagine che oltre alla tensione e al mistero sembra promettere contrasti e passione, a margine della variegata umanità dei personaggi che popolano questo noir. 

La presentazione del libro, sulla cui trama non facciamo ulteriori anticipazioni, si è conclusa con un altro elemento originale: una canzone (il cui testo è inserito nel romanzo)  dedicata a Genio da un altro vecchio amico e cantata dallo stesso Fulvio Rombo accompagnandosi con la chitarra (vedi foto d’apertura). Nel finale musicale l’introspezione e la severità delle parole, sembra stemperarsi in un allegro motivo “…La vita è una corsa che strazia/Vi chiedo la grazia /Di non infierire…”.

Tra gli ospiti della serata erano presenti i soci del direttivo e cultori di testi teatrali Tommaso Bonetti e Michele Florentino.

 

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