Intervista a Gioele Dix a Monte Carlo

Intervista a Gioele Dix, a Monte Carlo con “La Corsa dietro il vento”
Gioele Dix, successo per la sua "Corsa dietro il vento" nel Principato di Monaco; Ft©Laila Pozzo

di Angela Valenti Durazzo – Abbiamo rivolto alcune domande a Gioele Dix, prima dello spettacolo teatrale di mercoledì 1 marzo al Théâtre des Variétés del Principato di Monaco, “La corsa dietro il vento”, di cui è regista ed interprete con accanto la talentuosa Valentina Cardinali. La rappresentazione, prodotta dal Centro teatrale Bresciano in collaborazione con Giovit, attinge ai racconti di Dino Buzzati, grande scrittore e giornalista del quale nel 2022 ricorrevano i 50 anni dalla morte. Si è svolta su iniziativa dall’Associazione Dante Alighieri Comitato di Monaco, presieduta da Grazia Soffici, con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia nel Principato. Sul Palco una carrellata di personaggi, che ha fatto sorridere e anche riflettere il pubblico italiano, monegasco e francese presente, che alla fine ha premiato Dix e la Cardinali con fragorosi applausi.

Quando il racconto apre altre porte…

Gioele Dix, perché ha scelto di ispirarsi a Buzzati in questa sua opera teatrale?

La genesi è la mia antica passione per Buzzati. Questo autore è stato una mia lettura molto presto, a 12 anni. Vengo infatti da una famiglia di grandi lettori. Finché ero piccolo mi piacevano i fumetti, scoprii poi presto, attraverso i “Sessanta racconti”, Buzzati. In particolare mi colpirono alcuni racconti nei quali c’era questa commistione fra realtà, vicende di persone riconoscibili come il sarto, il pasticciere, la madre, il padre, i fratelli, la città, i palazzi e di vicende particolari.Tutte cose molto tangibili ma ciò che colpiva di questi scritti è la presenza sempre di un fondo di mistero, qualcosa che prescindeva dalla realtà o che le stava sopra, un senso del destino, del tempo, i grandi interrogativi. Anche i finali non sono quasi mai “pacificanti”, sono sospesi, lasciati in un certo senso un po’ alla fantasia all’estro del lettore. Devo dire che questo è stato molto formativo per me perché probabilmente avevo una vocazione al racconto e al racconto non fine a se stesso. È interessante quando il racconto apre altre porte.

E cosa apprezza in modo particolare del mondo interiore del grande autore bellunese?

Due anni fa ho dato voce agli audiolibri dei “Sessanta racconti” e si è trattato di un’immersione profonda dentro il suo mondo interiore. Affrontandolo in modo così sistematico mi sono reso conto di quanto fosse bello e di quanto Buzzati fosse adatto al teatro, perché il teatro ha nella sostanza una grande qualità che è quella di rafforzare la parola degli scrittori e magari aggiungere anche la possibilità di rappresentare le cose che dentro, nella pagina, non ci stanno. Ho scelto alcune storie che sono secondo me molto simboliche, interessanti, appassionanti, divertenti, talvolta anche inquietanti. Per cui mi piace, rispondendo alla sua domanda, sia che si conosca Buzzati, sia che attraverso di lui si possa conoscere un po’ qual è il mio modo di vedere le cose. Infatti in tutte queste vicende lui non rinuncia mai ad accennarti i temi che ha a cuore come il tempo che trascorre, la difficoltà di cogliere il tempo giusto per fare le cose, il destino al quale siamo più o meno votati, la vanità di tante cose che facciamo, la passione. Non era senz’altro ottimista. Però il contrario di ottimismo non è pessimismo nel suo caso, ma un certo realismo: la consapevolezza che le cose hanno un certo destino e che noi possiamo fare parecchio per orientare la nostra esistenza, ben sapendo però  che le cose non si possono cambiare.

Nella varia umanità buzzatiana che ha scelto di rappresentare c’è un personaggio a cui è particolarmente legato?

Si, direi che il più appassionante per me è quello della ragazza che precipita (nel racconto “la ragazza che precipita”) che raffigura senz’altro una specie di metafora della vita. In questo caso la vita di una giovane donna che insegue i suoi sogni e che invecchia nell’attesa di realizzarli. Ed è un tema a Buzzati molto caro, si tratta anche del tema portante del Deserto dei Tartari: una sorta di presentimento oscuro che le cose migliori debbano ancora venire.

Quindi La corsa dietro il vento è una metafora della nostra esistenza

Si, la corsa dietro il vento è anche il titolo di un racconto che c’é nello spettacolo che è paradigmatico, perché sono tante piccole vicende in cui si vedono tutti questi uomini e donne alle prese con la loro vanità: si affannano, si incavolano, si amareggiano. C’è la signora che sperava che i capelli fossero più biondi e cose davvero estremamente minute.

Dopo questo lavoro ha qualche nuovo progetto?

Farò uno spettacolo dedicato a Gaber che considero, fra i nostri contemporanei, un grande scrutatore d’anime, un uomo capace attraverso la canzone – le sue infatti non erano solo canzonette – di leggere la coscienza collettiva di una generazione. E poi c’è un grande scrittore che io non ho ancora avvicinato in ambito teatrale che è Italo Calvino.

L’approfondimento di questi grandi autori porta ad una crescita?

Si certo, a dimostrazione di questo, per contrasto, mi viene da dire che certi autori crescono con te per cui se torni a leggerli, e questo è il caso di Buzzati e di Calvino, ne cogli altre sfumature a seconda dell’età che hai.

Intervista a Gioele Dix, a Monte Carlo con “La Corsa dietro il vento”

Gioele Dix e Valentina Cardinali, recitano uno dei racconti ispirati a Buzzati, sul palco monegasco; Ft©Salvatore Rugolo

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