Intervista a Giorgio Verdelli nel Principato di Monaco, regista del Docufilm su Jannacci

Intervista nel Principato di Monaco a Giorgio Verdelli, regista del Docufilm su Jannacci “Vengo anch'io”
Il regista Giorgio Verdelli nel foyer del Théâtre des Variétés del Principato di Monaco, ha risposto ad alcune domande; Ft©arvalens

di Angela Valenti Durazzo – Successo per la proiezione al Théâtre des Variétés del Principato di Monaco del film documentario sulla vita di Enzo Jannacci “Vengo Anch’io” di Giorgio Verdelli, a cura dell’associazione Dante Alighieri – Comitato di Monaco. Abbiamo intervistato, nell’imminenza della proiezione, il regista Verdelli che ci ha spiegato come la pellicola “cerchi di raccontare anche la complessità della figura di un artista poliedrico”. Jannacci “è stato un grandissimo cantautore ma non soltanto quello”. Alla serata era presente, e ha eseguito al termine della proiezione una serie di applauditissimi brani musicali, anche il figlio Paolo Jannacci (LEGGI L’ARTICOLO).

Giorgio Verdelli, come – dopo avere realizzato documentari su alcuni personaggi musicali tra cui Pino Daniele – ha maturato l’idea di dedicarsi alla figura di Enzo Jannacci?

Intanto partiamo dal dato che io ero veramente amico di Enzo Jannacci. Lo ho conosciuto tramite Edoardo Bennato a Napoli, dove lo andai a vedere in concerto e mi piacque moltissimo. Dopodiché ho avuto occasione di fare con lui il programma “Il Laureato Bis” con Piero Chiambretti. Nel docufilm, infatti, ci sono un paio di scene, il duetto di Jannacci con Ligabue e quello con Guccini, che realizzai io perché curavo la parte musicale. Quindi ho avuto una frequentazione di sei mesi con lui e in quell’occasione ho conosciuto anche il figlio Paolo, che era l’arrangiatore della band, giovanissimo ma già molto bravo. Successivamente ebbi l’idea di registrare un’intervista con Jannacci, che è l’intervista portante del docufilm “Vengo Anch’io”, rimasta inedita poiché ne volevo fare un programma televisivo che, per vari motivi, ho dovuto rimandare. Nel frattempo Jannacci se ne è andato e, a 10 anni dalla sua scomparsa, abbiamo deciso di mettere assieme le forze e di varare questo progetto.

Quali sono le caratteristiche di Jannacci che, anche grazie alla sua amicizia, è riuscito a far venire fuori in questo film?

Devo dire che quello che più mi affascinava di Jannacci, e che credo di avere reso abbastanza visibile, è la sua poliedricità. Era capace di fare tantissime cose. È stato un grandissimo autore, scrittore, regista, se vuoi anche attore, cabarettista, ma è stato anche un medico. Credo che queste cose, anche se tutto deve essere riportato alla durata di un film documentario, vengano fuori. Probabilmente ci sono altri aspetti che non sono riuscito a curare: per dirne una lui è stato un grande sportivo, come attesta il suo amore per il Milan, e anche un karateka. La parte relativa alla passione per lo sport l’avevo anche girata e montata ma l’ho dovuta tagliare perché al Festival del Cinema di Venezia, dove il docufilm ha partecipato fuori concorso, ci hanno detto che per entrare nella proiezione nella sala grande dovevo stare sotto ai 100 minuti. Mi è mancata poi qualche altra canzone di Jannacci, considerando però che ne ha scritte 250 ho messo quelle che secondo me erano più rappresentative e dove c’erano dei racconti. Ma poi una storia così grande ognuno la legge a modo suo. L’importante è che noi siamo arrivati, perché i risultati ce lo dicono, al cuore della gente.

Nel docufilm appare una grande stima e anche in alcuni casi gratitudine verso Jannacci da parte dei molti personaggi celebri intervistati

Enzo Jannacci, e non lo dico io, lo dicono i fatti, è stata una persona molto generosa. È stato un grandissimo talent scout. Lui ha scoperto ed aiutato molti artisti, cominciando da Cochi e Renato, però valorizzando anche fra gli altri il giovane Vasco Rossi. Come Vasco stesso dice nell’intervista Jannacci è stato il primo ad invitarlo in televisione. D’altronde io continuo ad incontrare persone che dopo le proiezioni di “Vengo Anch’io” mi dicono di essere state aiutate da lui. Jannacci nella sua vita professionale ha veramente aiutato tutti quelli che poteva. E questa cosa mi ha molto sorpreso e mi ha anche motivato di più.

Jannacci dunque personalità dalle molte sfaccettature?

Certamente. È vero che è molto conosciuto perché ha avuto dei successi enormi, e tanti titoli delle sue canzoni sono addirittura entrati a far parte dei modi di dire, come “Ci vuole orecchio”, “Quelli che” o “Vengo anch’io no tu no”, ma magari proprio per questa sua poliedricità, molti conoscevano alcune facce di Jannacci e non altri aspetti. Questo docufilm cerca di raccontare anche la complessità della figura di un artista che è stato un grandissimo cantautore ma non soltanto quello.

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