Intervista a Monte Carlo al Prof. Paolo Sabbatini su Dante e la Cina

Intervista a Monte Carlo al Prof. Paolo Sabbatini su Dante e la Cina
Il Professor Paolo Sabbatini,Ambasciatore per le Comunicazioni Culturali italo-cinesi Centro Sinologico Mondiale di Pechino (PRC), durante la Conferenza organizzata dall'Associazione Dante Alighieri - Monaco nel Principato di Monaco; Ft.WSM/Colman

di Angela Valenti Durazzo – Dante e la Cina e più in generale la stima e la considerazione di cui la Divina Commedia e la cultura Italiana godono in quel lontano Paese. A parlarne nell’Auditorium dell’AGORA Diocesana del Principato di Monaco nel corso della conferenza “Dante e la Cina. La difficoltà di tradurre la Divina Commedia in cinese a sette secoli dal viaggio di Marco Polo” è stato il 25 marzo scorso, nel corso del Dantedì, il Prof. Paolo Sabbatini, Ambasciatore per le Comunicazioni Culturali italo-cinesi Centro Sinologico Mondiale di Pechino (PRC).

Difficile condensare in poche parole – come ha premesso al numeroso pubblico presente Maria Betti, presidente della Dante Alighieri Comitato di Monaco organizzatrice dell’evento – la carriera internazionale di Sabbatini. Dirigente dell’Area Promozione Culturale del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica italiana, già Direttore degli Istituti Italiani di Cultura di Bruxelles, il Cairo e Praga, Sabbatini è stato fra le altre cose nominato Consigliere culturale del Municipio di Shanghai- Jingan e Consigliere Speciale dell’Accademia del Teatro di Shanghai.

Paolo Sabbatini: sulle tracce del “dantista” cinese Tian Dewang

Professor Paolo Sabbatini arriva dunque fino in Cina la grande fama del nostro Dante?

Sono frequentatore della Cina dal 1985 dove ero funzionario dell’ONU. E allora il segretario generale dell’Associazione Dante Alighieri, che frequentavo nella mia città a Fermo, mi chiese di ritrovare gli “irriducibili della Dante Alighieri” perché, mi spiegò, aveva rapporti con un eccelso professore dantista cinese, traduttore della Divina Commedia, col quale, con la rivoluzione culturale, le comunicazioni si erano interrotte.

Una missione non facile quella di cercare l’insigne studioso in un territorio così vasto…

Dovetti, infatti, intraprendere mesi e mesi di scouting per trovarlo. Chiedevo in giro agli studenti di letteratura e di relazioni internazionali. Tutti lo conoscevano come un grande professore, però, di fatto nessuno sapeva dove fosse andato a finire. Anche perché la rivoluzione culturale era finita da non tanti anni e in molti vivevano un periodo di rimarginazione delle ferite. Quello comunque che mi stupì da subito a Pechino era che nelle categorie culturalmente più elevate, ovviamente non nelle zone rurali, Dante era conosciuto.

Intervista a Monte Carlo al Prof. Paolo Sabbatini su Dante e la Cina

Il Professor Tian Dewang, “Dantista” e insigne Traduttore, come tiene a definirlo Paolo Sabbatini,  Della Divina Commedia dall’italiano al Cinese; Ft.WSM/Colman

E dopo mesi di ricerche la fortuna le venne in aiuto

Sì, a seguito di una serie di fortunate coincidenze riuscii a ritrovare il vecchio professore, che era in uno stato pietoso. Dopo averlo incoraggiato a tornare allo scoperto, negli anni successivi riuscii a riabilitare questo studioso, esimio traduttore della Divina commedia in cinese, e riuscii persino a convincerlo a diventare il presidente del ricostituito comitato (informale) della Dante Alighieri di Pechino. L’irriducibile dantista, dunque, viveva ancora. E ha formato nel tempo una quantità cospicua di giovani interessati a Dante Alighieri.

Quali sono i protagonisti della nostra cultura più apprezzati in Cina?

Sono principalmente tre: Marco Polo, Matteo Ricci ( gesuita, matematico, e sinologo) e Dante Alighieri. Ma la faccio sorridere: in periodi più moderni in Cina tutti conoscono il film “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica. Infatti il partito comunista cinese e il presidente Mao si prefiggevano di portare la cultura alle masse. Fra le altre cose avevano creato dei cinema ambulanti, che attraverso l’uso di carretti, percorrevano la Cina trasmettendo film di stato e una selezionatissima parte di film stranieri tra cui c’era la celebre pellicola italiana. Nell’85, infatti, i cinesi mi dicevano “siamo proprio uguali perché sia da noi che in Italia ci sono molte biciclette”.

Al di là di Dante Alighieri, quanta considerazione si ha in Cina per l’Italia sotto il profilo culturale?

La Cina e l’Italia sono due superpotenze culturali. E poi non c’è dubbio che questi due grandi Paesi si scrutino e si conoscano dai tempi dell’imperatore Augusto, ufficialmente, ma anche da prima. Quando da noi si parla di grande cultura dell’oriente si parla di Cina e Giappone. E per loro se c’è una cultura al mondo è quella italiana anche perché rispettano molto il tempo in cui Roma era capo del mondo.

Italia “eccellenza” letteraria e culturale anche all’estero, ma ne siamo completamente consapevoli?

Per rispondere a questa domanda le cito Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel libro il Gattopardo. Il Principe di Salina, riferendosi ai siciliani (ma secondo me, mutatis mutandis, tale concetto si puo’ applicare agli italiani) diceva in sostanza al cavaliere Chevalley di Monterzuolo che i siciliani non vorranno migliorare, poiché sono degli Dei. Noi sappiamo benissimo che il mondo ci ammira, perché siamo creativi. Per esempio una delle cose che più mi chiedono da sempre i cinesi è se si può insegnare la creatività italiana. E io rispondo loro che questa è nel DNA, nella nostra memoria genetica. Quindi noi già abbiamo delle categorie che nell’abitudine universale sono riconosciute come categorie di armonia. Abbiamo un’osmosi con in bello.

E le nuove generazioni, l’avvento delle nuove tecnologie?

Quando mi invitano a parlare agli scolari, questa scintilla di interesse in alcuni giovani la colgo. Altri magari sembrano più interessati a digitare sul telefonino. Anche se io rispetto i social media, ci sono per esempio studiosi, come Alessandro Barbero, che grazie a questi riescono a far avvicinare alla storia i giovani, soprattutto rivelando aspetti più compatibili con la gioventù di oggi. Ed in questo infatti i mezzi di comunicazione ed i social media possono rappresentare una forza ulteriore. Anche se mi sembra diventi sempre più difficile agganciare la gioventù.

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