
di Angela Valenti Durazzo – Romeo Ferrero, organizzatore di eventi, membro del direttivo del Com.It.Es di Monaco (Comitato degli Italiani all’Estero) e fondatore di Quality of Life, dal Piemonte si è trasferito nel Principato dove partecipa attivamente alla vita associativa e culturale. Già assicuratore nella natia Torino, attività portata avanti in seguito dalla moglie Luciana, ci ha raccontato della sua esperienza nel Principato, dove è giunto con la moglie nel 2019, e dei progetti che lo animano, tutti all’insegna del “made in Italy” della tradizione culinaria e degli scambi frontalieri, ma anche del suo incontro con lo scomparso Gianni Minà, celebre ideatore di programmi come Blitz, La Domenica Sportiva e altri.
Romeo Ferrero, come mai ha deciso di trasferirsi a Monaco?
Con Luciana siamo arrivati nel Principato dopo la pensione. Io facevo l’assicuratore a Torino e lei anche. Ho pensato di trasferirmi perché volevo trovare un modo di sentirmi vivo e mettere a frutto la mia esperienza di organizzatore.
Qual è il suo rapporto con la cucina tradizionale Ligure e d’Oltralpe?
Io mi definisco, non uno chef, ma un “cuciniere”: cioè amo cucinare e mangiare bene. Ed è in questo senso che gli eventi di cui mi faccio promotore, che possono essere anche conferenze o serate gastronomiche oltre frontiera, considerano quasi sempre l’aspetto della degustazione.
E la sua esperienza a Monaco qual è?
Monaco si inserisce in un ampio “territorio” che va più o meno da Nizza a Sanremo e nel quale talvolta gli eventi sono determinati dai legami antichi di questi Paesi fra loro. Dalla Francia e da Monaco, per esempio, vi sono turisti che si recano verso il Ponente Ligure in cerca di gusti nuovi e naturali di cui queste zone sono ricche. Si tratta di un turismo di prossimità che predilige diversità e semplicità. Durante la settimana o nel week end, per esempio, anche chi abita nel Principato, com’è noto Paese straordinario e cosmopolita, può fare un salto in località dell’imperiese abbastanza vicine come Apricale, Camporosso o Dolceacqua (quest’ultima legata da una storia antica e gemellata con Monaco), Ventimiglia e molte altre. È un modo anche di approfittare della vicina campagna, passeggiando nei boschi e nella natura. E in questo contesto nascono gli eventi a tema, come quello del 4 luglio a Ventimiglia dedicato alla “Via del sale tra storia e tradizione” organizzato da “Terre di Ponente”. O quelli con degustazione di alimenti locali e sani come le acciughe, protagoniste ogni anno a Camporosso di “Acciugando”, una sagra popolare organizzata dalla Proloco di Camporosso, Gli Amici del Mulino, con il patrocinio del Comune in collaborazione con Quality of life. Sabato 14 giugno, inoltre, alla trattoria Conserva a Superga, in Piemonte, abbiamo realizzato una cena a base di acciughe preparata dallo chef Nico Brizzi.
Come nasce la sua esperienza nel Com.It.Es del Principato di Monaco?
Mi hanno chiesto se potevo mettermi a disposizione per collaborare con il Comitato degli Italiani all’estero e ho risposto positivamente poiché è nella mia natura “attivarmi per” e comunicare. Questo mi porta a essere veramente parte di una comunità.
Monaco, d’altronde, è anche ricca di associazioni che promuovono la lingua, la cultura, lo spettacolo…
Nel Principato ci sono molte associazioni, anche italiane, queste ultime animate da persone determinate a fare qualcosa per la nostra cultura, tradizione e per la religione, aspetto quest’ultimo che mi coinvolge in modo particolare. E poi ci si vede a un bello spettacolo o a un bell’incontro e si avvicinano persone che vivono a Monaco e che magari non si incontrerebbero.
E l’incontro con Gianni Minà quanto ha inciso in questo suo modo di essere?

Romeo Ferrero con Sergio Bernardini, storico Patron della Bussola in Versilia, scomparso nel 1993.
È stato fondamentale. Ho conosciuto Gianni Minà, anche lui piemontese, nel 1984. Era un grande personaggio e un grande uomo che mi ha insegnato molte sfaccettature della vita. Mi ha insegnato soprattutto che devi sempre confrontarti con chi le cose le vede in un altro modo. Lui era così: quando ti incontrava vedeva la parte umana, vedeva l’uomo. E a seguito di questo entrava in relazione, perché la gente si fidava di lui. D’altronde se tu hai una vera cultura, che ti permette di andare indietro nel tempo, interpreti tutto: capisci le persone e non le giudichi. Collaborando con Gianni Minà ho avuto la grande opportunità di conoscere molti personaggi di fama internazionale nell’ambito dello sport e dello spettacolo. Un ricordo particolare va a Sergio Bernardini, patron della storica Bussola in Versilia.
Nella foto in apertura: Romeo e Luciana Ferrero
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