di Limaclé – Iniziare l’anno nuovo e abbandonare quello vecchio suscita sempre in noi molte emozioni ed aspettative che vanno ben al di là dei brindisi, dei botti, delle danze e dell’allegria.
Una serie di usi, alcuni dei quali diversi a seconda dei luoghi e delle nazioni, puntellano il passaggio dal vecchio al nuovo anno, come le immancabili lenticchie che promettono abbondanza per i giorni a venire (“chi mangia lenticchie a Capodanno conta quattrini per tutto l’anno“). Anche indossare biancheria intima rossa (che deve però essere assolutamente nuova) è segno, secondo alcuni, di prosperità.
Anno nuovo vita nuova, dunque. Il lasciarsi dietro alle spalle infatti ciò che è vecchio, i “cocci” dell’anno appena trascorso (in alcune zone allo scoccare della mezzanotte si gettavano dalla finestre, e talvolta si gettano ancora, oggetti vecchi e stoviglie) ha simbolicamente un che di liberatorio e ci predispone alle nuove sfide che ci aspettano.

San Silvestro a Monte Carlo; Ft©Andrea Ferrari
Sono molte, dunque, le consuetudini antiche e moderne da rispettare, seguendo le indicazioni del “non é vero ma ci credo”. Fra quelle vi è l’usanza di passare sotto al vischio per garantire l’armonia nella coppia nell’anno a venire. In molti preferiscono non svolgere attività faticose poiché “chi lavora il primo dell’anno fatica tutto l’anno”. Anche il meteo riflette questa tendenza a leggere in tutto ciò che accade tra la fine di un anno e l’inizio del successivo come un “segno” propiziatorio. “Tempo chiaro e dolce a Capodanno, assicura bel tempo tutto l’anno”, recita un proverbio.
A tavola, oltre alle già citate lenticchie (considerate segno di abbondanza già dagli antichi romani), vi sono una serie di cibi in grado secondo la tradizione popolare, che muta di luogo in luogo, di attirare abbondanza e prosperità. Fra questi vi sono uva, melograno e mandarini.

il Suggestivo Albero di Natale in Place D’armes nel Principato di Monaco, sembra incarnare lo spirito denso di luci e speranze delle festività; Ft©Andrea Ferrari
Bisogna inoltre il primo gennaio, secondo alcune tradizioni, strabuzzare gli occhi, sebbene un po’ appannati da brindisi e bagordi notturni, e guardare bene la prima persona che si incontra per la strada…se si vede un anziano, per esempio “porta bene” in quanto è considerato simbolo di longevità (ma ovviamente di tutti questi usi esistono varianti).
A riportarci con i piedi per terra e a ricordarci che poi in definitiva siamo spesso noi gli artefici di ciò che ci attende è la saggezza dei grandi autori del passato: “Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi“, affermava William Shakespeare. E prima di lui Seneca sottolineava che “Breve è la vita che viviamo davvero. Tutto il resto è tempo”. Ben vengano allora i buoni propositi, i pensieri sui cambiamenti, sulle aspettative che l’anno nuovo porta con sé.
L’Anno Nuovo nella Letteratura
L’arrivo dell’anno nuovo da sempre suscita le riflessioni di scrittori, poeti e musicisti, per il vero non tutte all’impronta dell’ottimismo e dell’allegria ad ogni costo, come attesta questa frase del celebre “Dialogo di un venditore di Almanacchi e di un passeggere” di Giacomo Leopardi
“… Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?…”.
Charles Bukowski nella sua poesia “Foglie di Palma” scrive:
“…la notte di Capodanno mi atterrisce
sempre
la vita non sa nulla degli anni…”.
Pablo Neruda nell’ Ode al primo giorno dell’anno considera l’anno che arriva come: piccola porta della speranza.
Gianni Rodari, nell’ Incipit della Filastrocca di Capodanno auspica:
…Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile…
Il cantante italiano Lucio Dalla, nel poetico ed intramontabile testo de L’Anno che Verrà dice:
…L’anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando è questa la novità…
La speranza, la gioia, i riti ed i festeggiamenti di molti e lo spirito, più introspettivo e disincantato di altri, trovano dunque ugualmente spazio quando un anno se ne va e arriva quello nuovo: metafora per tutti del futuro.
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