Monte Carlo: Incontro con Andrea Sorrentino Costumista di “Dante” di Pupi Avati

Monte Carlo: Incontro con Andrea Sorrentino Costumista di “Dante” di Pupi Avati

di Angela Valenti Durazzo – In occasione della proiezione nel Principato di Monaco, in presenza del regista,  del Film “Dante” di Pupi Avati (organizzata il 3 febbraio 2023 al Théâtre des Variétés dall’Associazione Dante Alighieri – Comitato di Monaco) pellicola che fonde l’accuratezza delle immagini con la poesia del testo e della vicenda esistenziale dell’autore della Divina Commedia, abbiamo rivolto due domande al costumista Andrea Sorrentino.

Dante e Beatrice “firmati” Sorrentino

I suoi costumi, capaci di armonizzarsi ed esaltare atmosfere e stati d’animo,  hanno contribuito a farci immergere nell’epoca della narrazione cinematografica. Alcuni di questi, fra cui due abiti indossati da Beatrice e quello delle nozze di Dante sono stati esposti in occasione della proiezione monegasca del film di Pupi Avati, nel foyer e sul palco del teatro.

Andrea Sorrentino, il film “Dante” si basa su una attenta ricerca della quale fanno parte anche i costumi, è stato un lavoro impegnativo?

Monte Carlo: Incontro con Andrea Sorrentino Costumista di “Dante” di Pupi Avati

L’abito color oro di Beatrice/Carlotta Gamba, realizzato da Andrea Sorrentino; Ft©Andrea Cabiale

Venendo da un maestro di ricostruzione filologica e poi avendo lavorato con Milena Cannonero per dieci anni, vincitrice di quattro premi oscar, ed altri, la ricerca storica per me non è una cosa nuova e quindi sono allenato a questo. La cosa diversa è riuscire a interpretare la documentazione con una sensibilità speciale per trovare qualcosa di inafferrabile. Quando hai un regista che vuole una palette cromatica che si vada a fondere con le location, ovviamente sono partito da quello. Lo scouting che Pupi Avati ha fatto è stato quello di darmi del materiale organico, roccioso, terroso e quindi tutte le materie dei costumi erano brulle, materiche, sporche, si dovevano sposare con interni ed esterni così materici. Quindi da quello poi abbiamo completato con dei colori, ispirati a pitture e affreschi dell’epoca, per puntualizzare i tableau vivant delle situazioni: fra questi l’oro dell’abito di Beatrice, proposto da me a Pupi Avati, che ha accettato, quando la giovane viene tumulata. Perché lei era un gioiello per Dante, quindi veniva messo in uno scrigno il gioiello più prezioso. Abbiamo dunque cercato di dare una simbologia al colore ma mantenendo quelle che erano le palette dell’epoca.

La sintonia con il regista è sempre stata massima?

Il matrimonio artistico è imprevedibile, deriva da situazioni che sono percezioni umane, e da lì nasce anche una sintonia come nelle amicizie, cioé qualcosa di non scritto, di non detto. È successo questo con Pupi Avati, c’era la massima fiducia da parte sua, anche perché io sono un puntiglioso, uno che cerca di arrivare ad una perfezione che non esiste.

Nell’immagine in apertura: Pupi Avati con il costumista Andrea Sorrentino (a sinistra) a Monte Carlo; Ft©arvalens

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