Pupi Avati e il suo Film “Dante” nel Principato di Monaco

Pupi Avati e il suo Film “Dante” nel Principato di Monaco
Il Momento finale della serata dedicata al film "Dante" nel Principato. Nella foto da sinistra: il costumista Andrea Sorrentino, il regista Pupi Avati, l'attrice Morena Gentile, il critico Luca Damiani; Ft©Andrea Cabiale

di Angela Valenti Durazzo – Dante Sapeva il nome di tutte le stelle. Con questa toccante immagine, nata dalla fantasia del regista Pupi Avati, si conclude nel film “Dante” l’intenso dialogo a Ravenna fra Boccaccio e Suor Beatrice, la figlia del Sommo Poeta. Un incontro che corona il lungo e faticoso viaggio di Giovanni Boccaccio ispirato al “Trattatello in laude di Dante”, in cui all’autore del “Decamerone” e biografo del padre della lingua italiana, viene assegnato il compito di portare 10 fiorini d’oro a titolo di risarcimento simbolico “e tardivo” alla figlia dell’Alighieri.

Boccaccio, rappresentato da un bravissimo Sergio Castellitto, ripercorre infatti in una sorta di percorso spirituale una parte del cammino di Dante, in esilio, da Firenze a Ravenna, dichiarando nella pellicola “la somma riconoscenza che egli avrebbe universalmente meritato e al contrario la somma ingiustizia che aveva patito”, facendo tappa nei luoghi dove egli si fermò, incontrando e raccogliendo i racconti degli ultimi testimoni ancora in vita.

Pupi Avati e il suo Film “Dante” nel Principato di Monaco

Grazia Soffici, presidentessa della Dante Monaco, consegna ad Avati il diploma di alta benemerenza conferitogli dalla Dante Alighieri Roma; Ft©Andrea Cabiale

Il film ci mostra dunque Dante uomo, attraverso un’attenta ricostruzione (Avati è ricorso alla consultazione di numerosi Dantisti). Il regista bolognese aveva già trattato questa tematica precedentemente nel libro “L’alta Fantasia”. E la vicenda umana dell’autore della Divina Commedia, definito da Castellitto/Boccaccio “un prescelto”, ha conquistato il pubblico dei soci e degli amici dell’Associazione Dante Alighieri Comitato di Monaco, che venerdì 3 febbraio ha riempito il Théâtre des Variétés, in presenza dell’Ambasciatore d’Italia Giulio Alaimo, della presidentessa Grazia Soffici, di una delle attrici del film, la bravissima Morena Gentile e di numerose autorità.

Ma è lo sguardo tra Dante, rappresentato dall’attore Alessandro Sperduti, e Beatrice dall’attrice Carlotta Gamba, che sembra guadagnarsi il ruolo di momento centrale del film fissando l’eternità di quell’incontro avvenuto all’età di 9 anni. “Nel momento in cui mi sono trovato a girare le inquadrature in cui Beatrice e Dante si guardano non riuscivo a dire stop – sottolinea Avati dialogando sul palco al termine della proiezione monegasca con il critico Lino Damiani – Ero così sedotto da quello sguardo… “. E poi prosegue “in quel loro sguardo c’è l’emozione del mondo, come dice Boccaccio nel film, ed infatti penso realmente che da quello sguardo sia partita gran parte della cultura dell’occidente. La dobbiamo a quello sguardo lì, a quella capacità di dirsi, di dire il proprio amore…”.

Pupi Avati e il suo Film “Dante” nel Principato di Monaco

Pupi Avati nel teatro del Principato di Monaco dialoga con il critico Lino Damiani; Ft©Andrea Cabiale

E questo aspetto si coglie particolarmente nella scena in cui, attraverso l’inventiva cinematografica, Beatrice, nel giorno delle nozze, mentre sta per salire le scale che la conducono a casa, si volta verso il poeta, che la guarda da dietro una spessa cancellata, indirizzandogli un nuovo sguardo reso ancor più vivo dalla recitazione del passo della “Vita Nova” di Dante Alighieri “Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia, quand’ella altrui saluta, / ch’ogne lingua devèn, tremando, muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare”, nel quale le voci dei due giovani si avvicendano nel pronunciare gli immortali versi e quasi si fondono.

La serata della Dante Monaco aveva preso avvio con l’introduzione di Andrea Sorrentino, il costumista che ha creato gli abiti per il film (sei dei quali sono stati esposti nel foyer e sul palco del teatro) e si è conclusa con la premiazione del regista da parte di Grazia Soffici con il Diploma di alta benemerenza conferitogli dalla Dante Alighieri Roma.

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