Lo sport, gli acquisti, le relazioni affettive, il gioco, il lavoro, il cibo, l’uso di internet ed altro. Occupazioni, comportamenti e svaghi leciti e socialmente accettati che possono però, se fuori misura, rientrare nel novero delle “nuove dipendenze” (new addictions) ovvero forme nelle quali non è implicata alcuna sostanza chimica, come nel caso delle tossicodipendenze, ma relative ai comportamenti, al bisogno imprescindibile di realizzarli.
“Si tratta di comportamenti problematici e relazioni disfunzionali riferiti ad oggetti, attività, stili di vita, consumi, attaccamento alle persone, rapporto con la realtà e caratterizzati dall’eccesso – spiega Francesca Nociforo, psicoterapeuta genovese da tempo impegnata, soprattutto per quanto riguarda i più giovani, nel campo delle nuove dipendenze – anche se la linea sottile tra il funzionale e il non funzionale è difficilissima da determinare: se io sono ricca e faccio acquisti o gioco d’azzardo, ovviamente il problema non è rilevante come per la persona normale che rischia di rovinarsi. Inoltre non esistono, come nell’uso delle droghe, criteri fissi. Il solo criterio è la compromissione o meno della qualità della vita”.
Qualsiasi abitudine e relazione, dunque, può tramutarsi in una nuova dipendenza. Ecco alcuni esempi: gioco d’azzardo patologico (GAP) che oggi si estende anche a macchinette, gratta e vinci, giochi on line; shopping compulsivo; dipendenza da sesso (sex addiction); dipendenza affettiva (love addiction); dipendenza da lavoro, sport, cibo; dipendenza da televisione; da cellulare; dipendenza da internet (internet addiction). E chi ne soffre non ne è spesso consapevole, o non ammette di avere un problema.
“Le persone che vedo in studio non dicono “vengo da te perché ho una dipendenza” – spiega ancora la psicoterapeuta genovese – bensì mi dicono di stare male ed è lo specialista che arriva poi a comprendere cosa c’è dietro a questo malessere fornendo strumenti di comprensione e decodificazione”.
Dunque un’attività, per quanto sana e largamente condivisa dalla popolazione, può diventare eccessiva fino al punto da non permettere più di seguire i propri interessi e la sfera affettiva. E le radici del comportamento possono essere sia individuali che sociali.
“E’ la perdita di controllo che caratterizza le nuove dipendenze – puntualizza la dottoressa Nociforo – a contraddistinguerle infatti sono la compulsione, l’ossessione nel mettere in atto un certo comportamento, il malessere che deriva se non è possibile realizzare detto comportamento e la riduzione temporanea dell’ansia e sensazione di sollievo dopo averlo messo in atto, proprio come fosse una droga. Vi è poi anche il ricorso frequente alla bugia nei confronti di parenti ed amici”.
Ed il rimedio a questi disturbi della nostra epoca, resi più facili ovviamente dall’avvento delle nuove tecnologie e dei nuovi media, qual è?
“Il miglior rimedio è sempre la prevenzione dei giovani – spiega ancora la psicoterapeuta – non serve però solo metterli in guardia dai pericoli facendo mille raccomandazioni, è importante invece spiegare loro i meccanismi che determinano le nuove dipendenze. I ragazzi di oggi sono molto logici e capiscono le cose quando vengono loro spiegate. Bisogna quindi informarli di ciò che c’è dietro a determinate mode, agli atteggiamenti, alla creazione di bisogni, alla pubblicità che ci spinge in una certa direzione. Occorre dare loro una sorta di rinforzo preventivo: che faccia leva sulle abilità personali di agire e comunicare, “social skills”, rinforzandoli sul versante dell’empatia e dell’autocoscienza”.
Metodi dunque che puntano sullo sviluppo della consapevolezza, di relazioni positive e sulla capacità di socializzazione, rafforzando innanzitutto l’autostima.