L’importanza del Gioco nei Bambini: Intervista a Maria Moraru, Psicologa Italiana a Nizza

L'importanza del gioco nei bambini
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Abbiamo posto alcune domande sul gioco nei bambini a Maria Moraru psicologa italiana che si occupa dell’età evolutiva, trasferitasi nel 2015 a Nizza dove è iscritta nel Répertoire des professionnels ADELI Alpes-Maritimes. 

IL GIOCO NEI BAMBINI E’ UN’ATTIVITA’ SERIA

L'importanza del gioco nei bambini, intervista a Maria Moraru
La psicologa Maria Moraru

Dottoressa Moraru, noi grandi sottovalutiamo spesso l’importanza del gioco nei più piccoli 

“Il gioco è una caratteristica del bambino. Noi adulti abbiamo l’idea che i piccoli giochino perché non hanno nulla da fare. Invece, è un’attività seria, che ha benefici sul nostro sviluppo. Ci sono ovviamente vari tipi di gioco e il bambino stesso attraversa con la crescita diverse tappe di gioco. Il neonato lo prendiamo in braccio e, per provocare il sorriso, facciamo “cucù”. Questa è già un’“inizializzazione” al gioco, e con quest’ultimo mettiamo le basi del comportamento dell’adulto.

Quali sono, dunque, i primi giochi?

La prime esperienze in sintesi sono, intorno all’anno di vita, i giochi di scoperta, di esplorazione. I piccoli mettono le cose in bocca o le buttano per terra in continuazione. Sentono il gusto, il suono che fa la caduta, ecc. si tratta di un gioco di padronanza, per conoscere gli oggetti attraverso i cinque sensi. Si passa poi ai giochi individuali (che non sono ancora condivisi) e successivamente, intorno ai due anni, al gioco parallelo, in cui il bambino gioca con altri, a fianco, ma non gioca assieme. Non condivide infatti ancora l’idea di gioco e le regole. Inizierà a farlo intorno ai 3-4 anni con il gioco di gruppo, con i giochi condivisi, che aumentando l’età si perfezioneranno mano a mano ed evolveranno.

Quali sono i benefici principali del gioco?

A livello interiore crea emozioni positive, benessere, gioia. Nei bambini con problemi o difficoltà a livello emotivo, invece, porta a superare o alleggerire situazioni di ansia. La paura infatti attraverso il gioco si esprime. Aiuta a rielaborare vissuti difficili che così non restano dentro, ad affrontare situazioni nuove con più padronanza. Esiste infatti una vera e propria “terapia del gioco” con la quale, durante un colloquio, un vissuto difficile viene rimesso in scena. I bambini infatti nel gioco rappresentano dinamiche che rispecchiano i loro vissuti.

Ed il famoso orsetto di peluche o il bambolotto al quale ci si “affeziona” da bambini, quale significato ha?

É un oggetto transizionale. L’orsetto classico o la bambola, ma anche un pezzo di stoffa, di tessuto morbido, nel bambino può suscitare sicurezza e tranquillità. Ci si affeziona ad un oggetto di predilezione (che però non tutti hanno) anche quando ci si distacca dalla mamma o da una persona che si prende cura di noi. I bambini che non hanno un oggetto di predilezione fanno più fatica a vivere i momenti di separazione.

E quanto l’avvento dell’era digitale ha mutato le dinamiche del gioco?

La tecnologia ed i video giochi interferiscono sul gioco libero, parte essenziale dello sviluppo del bambino. Il gioco libero essendo non strutturato stimola la creatività e aiuta ad esprimersi. I video giochi invece “attaccano” il gioco libero. Inoltre sono iperstimolanti poiché attirano l’attenzione più profondamente e di conseguenza possono portare ad un aumento della passività. Possono determinare meno padronanza con il mondo esterno e causare una sorta di “chiusura”.

Occorre quindi stabilire un limite ed una misura?

Sì dobbiamo permettere ai bambini di manipolare gli oggetti ed interagire invece che farli focalizzare eccessivamente sul mondo virtuale. Per evitare anche che, nei casi più gravi, si creino dipendenze. Ovviamente i cellulari ed i tablet fanno parte della nostra realtà ed è normale e legittimo che il piccolo ne sia incuriosito e bisogna lasciarlo fare, ma la presenza di un adulto è essenziale.

Cosa accade, invece, quando in determinate realtà i bambini non possono giocare?

Un bambino che non ha avuto la possibilità di giocare diventa adulto troppo presto. Giocando di meno i più piccoli non vivono in modo naturale la loro infanzia e poi da grandi possono sviluppare personalità che tendono al narcisismo, alla prepotenza oppure alla scarsa autostima o alla depressione. Anche nei momenti di sofferenza il gioco nei bambini ha una rilevanza. Per i piccoli in ospedale, per esempio, è un importante aiuto per ritrovare una dimensione di normalità, per aiutarli a vivere “una dimensione sana”.

Clicca qui per leggere l’articolo sulle realtà italiane a Nizza

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