
di Angela Valenti Durazzo
Monet e la passione per i fiori, trasformata e sublimata nelle sue famose tele. Il grande maestro francese sceglieva i fiori per il suo giardino di Giverny ed anche da realizzare nelle sue opere, basandosi non solo su colore, forma, armonia, ma anche sul significato “perché il significato dei fiori in quel tempo era quasi una filosofia, in grado di trasmette silenziosamente emozioni e pensieri”. Un linguaggio che Monet ben conosceva.
Ad interpretare il “linguaggio” dei fiori nelle opere del grande francese è stata nei giorni scorsi, durante una conferenza nel giardino di Villa Mariani a Bordighera, Barbara Ronchi della Rocca, giornalista televisiva ed esperta di galateo (autrice fra l’altro del libro Il Galateo dei Fiori, Edizioni Zem Vallecrosia).
Ampia gonna a fiori e ventaglio anch’esso con fantasia floreale, l’autrice si è rivolta al numeroso pubblico al termine dell’introduzione di Carlo Bagnasco, presidente della Fondazione Pompeo Mariani e del giornalista Claudio Porchia.
I fiori e le piante rappresentano com’è noto, un elemento importante del mondo pittorico di Monet, legandosi anche alla sua storia, ai dolori ed ai successi vissuti, tanto che “quando metterà da parte i primi soldi non aggiusterà la casa bensì il giardino. Realizzerà una serra in modo da poter piantare i limoni, che aveva scoperto in Italia, nella Riviera” e col tempo un laghetto artificiale pieno di ninfee.
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Inoltre, spiega ancora l’autrice: “Secondo me il suo amore per i fiori si capisce quando Monet si trova nel letto di morte, dove chiede se per caso non fossero arrivati dei bulbi che aveva ordinato dal Giappone. Per lui la vita è bellezza e la bellezza sono i fiori. Fiori che avevano diritto di essere inseriti nel suo giardino e soprattutto nel suo giardino interiore”.
LE TRAVAGLIATE NOZZE CON CAMILLE “RACCONTATE” DAI FIORI

Gli storici ulivi del giardino di Villa Mariani a Bordighera Alta; Ft©arvalens
Quali sono dunque i fiori, e relativi significati, prediletti dall’artista francese?
Eccone alcuni:
Il nasturzio nel linguaggio dei fiori ha il significato di “non mi arrendo”.
“Quindi ben si adatta – spiega l’autrice ed esperta di buone maniere – agli inizi della vita artistica di un pittore che non ha soldi, non ha amici potenti e ha solo la zia che lo aiuta”.
L’elianto (girasole) che significa “sono infelice ma ti seguirò ” appare in tutto l’inizio della sua vita pittorica in coincidenza anche del primo travagliato matrimonio con Camille Doncieux, contro il volere della famiglia di Monet, culminato con la morte della moglie a poco più di trent’anni (che farà però in tempo a dargli i due figli Jean e Michel).
“Quando Monet acquisterà la villa a Giverny – spiega Barbara Ronchi della Rocca – grande protagonista sarà il glicine (il glicine giapponese arriva da noi intorno al 1830 e rappresenta quindi una novità). Un fiore, dolce come l’amicizia, simbolo di disponibilità. Arriva poi il tempo dell’iris, per il quale il maestro dell’impressionismo invitava addirittura gli amici a vedere la fioritura. Monet lo ama moltissimo non tanto, questa volta, per i significati che sono molti a seconda del colore, ma per la forma. Un altro fiore che gli piace molto è il papavero. Lo inserisce nelle sue distese di grano, oppure dipinge il papavero scarlatto, simbolo della fantasia, della stravaganza”.
LE NINFEE SIMBOLO DI PUREZZA, LA ROSA DI AMORE SACRO E PROFANO

Ft©arvalens
Nei quadri dell’artista francese appare spesso anche la peonia: nel linguaggio dei fiori sta a significare la pudicizia, la vergogna, la timidezza (in oriente invece è simbolo dell’imperatore, della maestà, della lunga vita).
Non possiamo infine non citare la passione di Monet per le ninfee, che darà luogo, appunto, alla notissima serie delle ninfee. Questo splendido fiore “che non ha terra ma nasce dall’acqua” è simbolo di verginità, purezza, innocenza.
Citiamo infine la rosa, che ha accompagnato soprattutto la prima parte della vita di uno degli artisti più importanti dell’impressionismo.
“La rosa vuole dire tutto: l’amore sacro e l’amore profano – spiega la Ronchi della Rocca – è il fiore dedicato a Venere che nasce con le rose dalla schiuma del mare, ma è anche il fiore dedicato alla Madonna. Monet disegna poche rose rosse. Molte bianche, color crema. Molte rose damascene, spesso un po’ spampanate. La sua è quindi una rosa non superba, dolce, materna”.
Nell’immagine in apertura: Barbara Ronchi della Rocca al termine della partecipata conferenza nel Giardino di Villa Mariani a Bordighera; Ft©arvalens
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